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Buona Navigazione nel sito dedicato alla Naturopatia a Torino
Per deontologia si intende il complesso dei doveri inerenti a particolari categorie professionali di persone.
Ci è sembrato doveroso inserire il codice deontologico dei naturopati aderenti alla FNNHP non solo per fare chiarezza sui requisiti e doveri di questi professionisti, ma anche in considerazione di quanto si è parlato, e si parla, di abuso della professione medica da parte dei naturopati.
Codice deontologico dei naturopati aderenti alla Federazione Nazionale Naturopati Heilpraktiker Professionisti – FNNHP
ARTICOLO 1
Il presente codice deontologico è composto da regole vincolanti per ogni naturopata il quale è tenuto alla loro conoscenza ed osservanza. Il mancato rispetto di tali regole determina sanzioni di ordine disciplinare.
ARTICOLO 2
Coloro che utilizzano la definizione di Naturopata senza averne i dovuti requisiti professionali (rapportati a precisi e seri criteri di formazione didattica) , compiono un atto di grave scorrettezza nei confronti degli utenti e dei Naturopati regolarmente diplomati.
ARTICOLO 3
Il Naturopata ha il dovere di evitare ogni confusione di ruoli abusando di titoli di ordine strettamente medico o psicologico, qualora gli stessi non corrispondano ad una vera e propria appartenenza professionale regolarmente riconosciuta.
ARTICOLO 4
Il Naturopata, prendendosi cura, nell’ambito delle proprie conoscenze, dell’individuo nella sua totalità, considera suo preciso compito accrescere la conoscenza della persona utente in quanto tale, nella sua completezza psicofisica, con l’intento di migliorarne la qualità dello stato di salute, attraverso una relazione che ne accresce la capacità di riequilibrio e mirando innanzitutto alla prevenzione della malattia organica.
ARTICOLO 5
Il Naturopata, conscio del proprio compito di fornire una completa e specifica forma di consulenza per un programma di igiene di vita, impostata soprattutto su principi di prevenzione, anche in rapporto a condizioni nutrizionali ed ambientali, accetta la responsabilità dei propri atti professionali e delle loro dirette e prevedibili conseguenze.
ARTICOLO 6
Nell’ esercizio della professione il Naturopata ritiene assolutamente illecito ogni atto, tecnica o parola che possa portare danno alla dignità della Persona. Condannato l’uso di concetti di “normale” e “patologico” ai fini repressivi in campo sociale e politico, il Naturopata non opera alcun tipo di discriminazione in base all’ estrazione sociale, al sesso di appartenenza, all’ orientamento sessuale, all’ etnia, alla politica, alla nazionalità, alla disabilità, allo stato socio-economico.
ARTICOLO 7
Il Naturopata è tenuto a mantenere un livello adeguato di aggiornamento e competenza a livello professionale. Competenza esperienza e formazione sono sempre presenti e curate in modo minuzioso con l’intenzione e il dovere primario di indirizzo verso l’aiuto delle Persone, senza peraltro sviluppare giudizi ed opinioni di sorta verso le stesse. Riconoscendo i limiti della propria competenza, il Naturopata non impiega metodologie senza adeguato fondamento sperimentale e scientifico.
ARTICOLO 8
Il Naturopata salvaguarda la sua autonomia nella scelta delle metodologie e dei prodotti stessi, nonché della loro utilizzazione, dalle eventuali pressioni di case produttrici o di qualsivoglia veicolo di origine pubblicitario.
ARTICOLO 9
Il Naturopata non deve utilizzare alcuna forma pubblicitaria atta ad ingannare l’utente circa la possibilità che l’intervento naturopatico possieda sullo stato psico-fisico di un individuo. Parimenti non avvalla con il proprio nome ed il proprio titolo professionale attività ingannevoli, ma il dovere di offrire la propria professionalità a livello collaborativo nel rispetto delle altrui competenze.
ARTICOLO 10
Il Naturopata è strettamente subordinato al segreto professionale; pertanto non rivela notizie, fatti o informazioni personali degli utenti di cui può essere messo al corrente durante la sua attività. Nei casi di collaborazione con colleghi o altri professionisti, può condividere solo le informazioni strettamente necessarie in relazione al tipo di collaborazione, comunque sempre nell’intento di migliorare la qualità dello stato di salute dell’utente. La segretezza di tali informazioni deve essere completamente protetta anche attraverso il controllo e la corretta custodia degli appunti, annotazioni, scritti o documentazioni di qualsiasi genere che riguardano l’attività ed il rapporto professionale, in piena osservanza delle norme vigenti in materia di privacy.
ARTICOLO 11
Il Naturopata si vieta qualsiasi tipo di condotta atta a nuocere alle Persone di cui si occupa e non utilizza il proprio ruolo per assicurare a sé o ad altri, indebiti vantaggi di tipo personale.
ARTICOLO 12
Il Naturopata è tenuto ad indicare, alla fase iniziale del rapporto, l’entità del compenso professionale, che dovrà essere adeguato alle prestazioni presumibilmente da svolgere. Il Naturopata è tenuto a rispettare le indicazioni di ordine tariffario suggerite dalla Federazione Nazionale Naturopati Heilpraktiker Professionisti. In nessun caso il compenso potrà essere condizionato all’esito del risultato dell’intervento professionale, vietandosi altresì l’uso degli strumenti di valutazione di cui dispone.
ARTICOLO 13
Il Naturopata si impegna a favorire le via di comunicazione ed interscambio con i propri colleghi, favorendo altresì la formazione e l’aggiornamento professionale degli stessi con i quali mantiene rapporti ispirati ai principi della solidarietà, della lealtà e del rispetto. Sente inoltre, come sua precisa responsabilità , quella di favorire la diffusione delle sue conoscenze e della scienza naturopatica per scopi di benessere umano e sociale.
ARTICOLO 14
Il Naturopata valuta, nell’interesse della Persona, l’eventuale ricorso ad altre specifiche competenze di ordine specialistico o medico, fornendo l’eventuale consulenza richiesta senza pretendere né accettare compensi di alcun tipo per tali inviti.
ARTICOLO 15
Durante l’esercizio della professione e comunque venga rappresentata, a qualunque titolo, la professione stessa, il Naturopata è tenuto ad uniformare la propria condotta ai principi del decoro e della dignità professionale.
ARTICOLO 16
Il Naturopata si astiene dal rilasciare dichiarazioni false od ingannevoli concernenti la propria formazione o sugli effetti che la Naturopatia possiede sullo stato di salute psico-fisica della Persona.
ARTICOLO 17
Il Naturopata evita di assumere pubblicamente comportamenti scorretti finalizzati al procacciamento della clientela.
ARTICOLO 18
Il Naturopata svolge la propria attività in ambiti e situazioni che non compromettono la propria autonomia professionale e il rispetto delle norme deontologiche. Il Naturopata non svolge la propria attività professionale telefonicamente o a distanza.
ARTICOLO 19
Il Naturopata � a tutela dell’utente e della propria professionalità � contrasta l’esercizio dell’attività da parte di soggetti che non abbiano la formazione professionale idonea, informando tempestivamente la Federazione Nazionale Naturopati.
ARTICOLO 20
Le prestazioni nei confronti delle persone minorenni sono subordinate al consenso delle persone che esercitano la potestà genitoriale o la tutela.
ARTICOLO 21
Presso la Federazione Nazionale Naturopati è istituito il “Registro dei Naturopati” , elenco in cui vengono inseriti su domanda coloro che hanno conseguito un titolo idoneo all’esercizio dell’attività professionale attraverso un idoneo corso di studi. Agli iscritti viene assegnato un numero di iscrizione.
ARTICOLO 22
Presso la Federazione Nazionale Naturopati è costituita la “Commissione di Controllo”, composta da cinque membri eletti dall’Assemblea della Federazione con durata in carica triennale, che ha la facoltà di verificare la sussistenza delle condizioni per l’esercizio dell’attività professionale da parte degli iscritti nel registro, nonché esercita i poteri sanzionatori di cui al seguente articolo, in presenza di accertate violazioni del codice deontologico.
ARTICOLO 23
La Commissione di Controllo può emettere � nei confronti degli iscritti nel registro � i seguenti provvedimenti disciplinari, previa audizione dell’interessato, al quale devono essere preventivamente comunicati i motivi di contestazione e consentito di essere assistito durante il procedimento da un difensore con diritto di esaminare gli atti, nonché di intervenire oralmente e per iscritto: 1) Richiamo orale;
2) Censura scritta;
3) Diffida;
4) Sospensione dal Registro e dall’attività professionale per un massimo di mesi sei;
5) Radiazione dal Registro con diffida all’esercizio dell’attività professionale.
ARTICOLO 24
Attraverso i predetti provvedimenti disciplinari è consentito ricorrere dinanzi all’autorità giudiziaria competente.
(in work)
La menopausa è in genere un periodo complesso per la donna e, anche se non è da considerarsi una malattia, è pur vero che i problemi psico-fisiologici ad essa connessa comportano un certo sconvolgimento per l’organismo nel suo insieme.
La menopausa presenta una grande varietà di sintomi e, così come nella la gravidanza, il quadro può essere estremamente diverso da soggetto a soggetto. La situazione pregressa, sia fisica che psicologica incide ampiamente sull’andamento di questa trasformazione fisiologica.
Dal punto di vista della naturopatia il concetto di prevenzione è di grande importanza e va applicato nella piena accezione del termine, cioè prima della comparsa conclamata dei sintomi. E’ dunque fondamentale iniziare a prendersi cura del soggetto con anticipo, durante la premenopausa o, meglio ancora, all’avvicinarsi di questa.
Mentre la menopausa interessa mediamente le donne tra i quarantacinque e i cinquantacinque anni, la premenopausa si instaura tra i quaranta e cinquant’anni ed è dovuta alla drastica diminuzione numerica del patrimonio follicolare ovarico. La funzione ovarica inizia a diminuire molti anni prima della menopausa: da 250.000 ovuli potenziali alla nascita a circa 50 a quarant’anni, fino a 0 in fase menopausale.
Durante la premenopausa avviene un progressivo decadimento della funzione follicolo ovulatoria che comporta il diradarsi delle ovulazioni che producono follicoli e corpi lutei di scarsa qualità mentre persiste, per quanto incompleta la funzione endocrina (produzione di estrogeni).
Questo periodo può variare da pochi mesi a molti anni ed essere caratterizzato da mestruazioni irregolari, vampate di calore, alterazioni della qualità del sonno, affaticamento, palpitazioni cardiache, secchezza vaginale, disforia e aumento ponderale. Per quel che riguarda la malattie cardiovascolari dopo la menopausa pare sempre più certo che i rischi in tal senso aumentino, rimane ancora aperto l’interrogativo se gli ormoni favoriscano o prevengano tali malattie: i dati riportati sulle riviste scientifiche sembrano contradditori.
La menopausa vera e propria viene considerata in atto quando in una donna di età superiore ai 45 anni si riscontra amenorrea da più di 12 mesi, secondo alcuni autori l’assenza di mestruazioni deve perdurare da 24 mesi, ed è caratterizzata dalla diminuzione del tasso ematico di estrogeno. Tale variazione influenza lo stato di salute e la sfera emozionale della donna in quanto l’estrogeno agisce direttamente sull’utero, la vulva, la vagina, le mammelle, le ossa, i peli, i capelli e il sistema nervoso centrale: man mano che questo diminuisce si verificano variazioni sostanziali dell’aspetto e delle funzioni di tali organi e strutture. Alcuni studi asseriscono che tutte queste variazioni dipendono dalle alterazioni ormonali, mentre altri esortano a non confondere i segni menopausali veri e propri (vampate, mancanza di lubrificazione vaginale, assottigliamento del tessuto cutaneo, …) con i segni caratteristici della mezza età (perdita di elasticità, rilassamento dei tessuti, rilassamento della cute,…). Le seconda ipotesi desta perplessità per via della contemporaneità del manifestarsi dei due tipi di segni in molte donne: vero è che l’instaurarsi della premenopausa/menopausa e la mezza età per lo più coincidono ed è quindi possibile che il verificarsi di due fenomeni estranei tra loro porti ad una sommatoria dei segni e ad una possibile falsa unificazione sotto la stessa causa, ma è vero anche che i “sintomi” della mezza età potrebbero comparire anche prima o dopo mentre molto spesso le prime irregolarità del ciclo coincidono con i primi rilassamenti cutanei e la perdita di elasticità.
A lato del fatto che esistono dei climateri del tutto inavvertiti, sono disponibili dati epidemiologici che fanno riflettere: in alcune popolazioni, soprattutto estremo-orientali, le donne pur presentando variazioni ormonali perfettamente sovrapponibili a quelle riscontrate nei paesi più sviluppati, non mostrano alcuno dei segni o dei disturbi che siamo abituati a considerare tipici del periodo. Questa caratteristica è stata rilevata anche nelle donne del Giappone e della Corea del Sud, aree ormai industrializzate come l’Occidente. Sebbene non ci siano dubbi sull’interpretare la fase climaterica come uno specifico momento fisiologico, questi dati aprono un vasto campo di ricerca sui possibili meccanismi psichici, emozionali, sociali, economici e di costume che possono essere corresponsabili della comparsa dei vari disturbi – pensiamo ad esempio all’atteggiamento positivo nei confronti della senescenza che di certo non è proprio delle popolazioni occidentali. Inoltre numerosi studi suggeriscono che il fenomeno potrebbe essere correlato alle abitudini alimentari: un denominatore comune tra queste popolazioni è il consumo di cibo ad alto valore estrogenino, l’apporto ormonale fornito dalla dieta – soprattutto dalla soia – riduce o previene la sintomatologia.
Premesso che un intervento preventivo è il migliore approccio, molto comunque la naturopatia può fare anche a menopausa conclamata, i rimedi elettivi sono:
Fitoterapia con le sue erbe estrogeniche:
- Cimicifuga racemosa
- Angelica sinensis
- Medicago sativa
- Trifolium pratensis
- Agnus castus
- Salvia
Nutrizione ortomolecolare:
- Magnesio
- Isoflavoni della soia
- Endosfolipidi
- Olio di borragine
- Citroflavonoidi
- Vitamina E
- Vitamina B6
- Betacarotene
- Acido folico
- Zinco
Oligoelementi:
- Rame-Oro-Argento
- Manganese-Cobalto
- Zinco-Rame
Ogni persona, nella sua unicità, va trattata come un caso a se stante e solo dopo un colloquio approfondito sarà possibile stabilire i rimedi più adatti alla situazione; nella maggior parte dei casi è possibile trarre beneficio, attenuazione, quando non scomparsa, dei sintomi senza ricorrere alla terapia ormonale sostitutiva con le sue controindicazioni, anche se quest’ultima può essere consigliata in situazioni limite, ad esempio nel caso di una grave osteoporosi.
Psiconeuroimmunologia: l’asse dello stress.
La parola stress è sempre più frequente nel linguaggio comune ma non tutti conoscono la reazione biologica connessa a questo fenomeno e la sua influenza sul funzionamento del nostro organismo, sul sistema immunitario in primis.
La “reazione biologica di stress” viene scoperta da Hans Selye, un medico ungherese nato nel 1907. Selye studiò a Praga, a Vienna ed infine emigrò in Canada dove lavorò per tutta la vita.
Oggi possiamo dire che i suoi studi hanno profondamente cambiato la visione della medicina e dell’organismo umano anche se sono stati necessari parecchi anni per essere riconosciuti nel loro reale valore.
Il suo lavoro fondamentale fu pubblicato nel 1936 su Nature, tutt’oggi fra le più importanti riviste scientifiche del mondo, riguardava alcuni esperimenti condotti sui topi e concludeva che qualsiasi sia l’agente stressante – fisico (caldo/freddo intensi), tossico, emozionale – dal punto di vista biologico l’organismo reagisce sempre allo stesso modo: attivando una reazione biologica interna che Selye misurò come aumento dell’ACTH (corticotropina) e del cortisolo nel sangue. L’ACTH è un ormone prodotto dall’ipofisi che stimola le ghiandole surrenali a produrre cortisolo, si pensò quindi che la reazione di stress fosse attivata dall’ipofisi; solamente nel 1981 si stabilì che, prima ancora che dall’ipofisi, la reazione di stress viene generata dall’ipotalamo il quale produce un ormone, CRH, che induce l’ipofisi a secernere l’ACTH, il collegamento tra ipotalamo e ipofisi è strettissimo: non solo attraverso la via nervosa ma anche attraverso quella vascolare. Abbiamo quindi una reazione a cascata: Ipotalamo, ipofisi, surrenali, aumentata produzione di cortisolo.
Il cortisolo è prodotto dalla corteccia delle ghiandole surrenali mentre la loro parte interna – midollare – contiene cellule del tutto identiche alle cellule nervose che producono catecolamine: adrenalina, noradrenalina e dopamina; queste cellule, che si trovano anche nell’intestino, sono a tutti gli effetti cellule nervose.
Le catecolamine compongono una miscela eccitante responsabile della reazione di stress acuta che proviamo tutti, ancora prima di reagire, quando ci troviamo di fronte ad un pericolo improvviso: pelle d’oca, tachicardia, respiro anomalo.
La midollare del surrene rilascia la miscela in millesimi di secondo, grazie ad un collegamento diretto attraverso una via nervosa con l’ipotalamo, e provoca la situazione di allarme, attraverso il neurovegetativo.
Possiamo affermare quindi che lo stress si manifesta attraverso 2 “bracci”:
Un braccio chimico: ipotalamo, ipofisi, surrene e cortisolo.
Questo braccio lavora più lentamente in quanto è necessario produrre sostanze che non sono già precostituite nel cervello, nell’ipofisi, nelle surreni, è necessario sintetizzarle e metterle in circolo, è un lavoro lento ma molto importante perchè i suoi effetti perdurano per un lungo periodo.
Un braccio nervoso: è un braccio rapidissimo, viene attivato in millesimi di secondo, la produzione di catecolamine è immediata, arriva subito ma ha un tempo di vita limitato, dopo mezz’ora le sostanze vengono degradate e non sono più attive.
Questo sistema con la sua produzione finale di ormoni e neurotrasmettitori è in grado di influenzare potentemente sia il cervello, e la sua attività, sia il sistema immunitario, quindi possiamo dire che da una reazione biologica di stress si espletano influenze sui grandi sistemi di regolazione del nostro organismo, innanzi tutto il sistema nervoso centrale e il sistema immunitario.
Vediamo quello che accade nel sistema immunitario.
I linfociti, che sono una classe fondamentale del nostro sistema immunitario, sono dotati di recettori per i “prodotti” del sistema nervoso centrale, possiamo dire che le “parole” che il cervello emette vengono raccolte e decodificate dalle cellule immunitarie e, al tempo stesso, la cellula immunitaria è in grado di produrre sostanze del tutto simili a loro volta lette e recepite dal sistema nervoso centrale, quindi la comunicazione tra il sistema nervoso centrale e il sistema immunitario è bidirezionale.
Il sistema dello stress non solo è in grado di inviare messaggi alle cellule del sistema immunitario ma anche di orientarne l’attività, infatti non si limita a difenderci dai batteri e dai virus ma virtualmente svolge un ruolo i quasi tutte le patologie.
Se andiamo a vedere il nostro ambiente interno anche a livello di un solo “pezzetto” del nostro organismo troveremo sempre la fibra nervosa, la terminazione del sistema nervoso, gli ormoni – prodotti localmente o trasportati attraverso il sangue – e cellule immunitarie a vari livelli di attivazione e di coinvolgimento: nel nostro microambiente troviamo la complessità cioè una connessione generale tra i sistemi.
Ora ci stiamo occupando dell’asse dello stress ma è importante sapere che esistono altri “assi” e più precisamente l’asse tiroideo, l’asse somatotropico (ormone della crescita), l’asse gonadico, tutti “comandati” dall’ipotalamo.
Abbiamo così una base materiale scientifica di ogni ragionamento sul funzionamento olistico dell’organismo umano.
Più che sopprimere, lo stress modula il sistema immunitario. Ora mentre i globuli rossi sono tutti eguali tra loro i globuli bianchi – leucociti – si dividono in varie classi e sottoclassi, ognuna con un compito ben preciso. I linfociti costituiscono una classe e si dividono a loro volta in 3 gruppi sottostanti:
Linfociti Th1, Th2, Th3.
I linfociti Th1 ci proteggono dai virus e dalle cellule neoplastiche mentre i Th2 ci difendono dai parassiti, dai batteri, dagli allergeni e dalle sostanze tossiche, questi due sottogruppi dovrebbero teoricamente essere bilanciati.
Ora quando l’asse dello stress è “sregolato” anche la “bilancia” Th1-Th2 si sregola a sua volta e, a seconda del tipo di sbilanciamento ci troveremo di fronte a patologie virali, tumorali, allergie, patologie autoimmuni.
La scienza che studia i rapporti tra psiche, cervello e sistema immunitario viene chiamata psiconeuroimmunologia e rappresenta un grosso passo avanti rispetto alla psicosomatica così come viene intesa tradizionalmente, questa infatti riconosce una relazione a “senso unico” dal cervello, o psiche, al corpo mentre la psiconeuroimmunologia vede anche il processo inverso, incardina cioè l’attività cerebrale-emozionale all’interno di un contesto fisico determinato tenendo conto che in un individuo il sistema corporeo influenza potentemente la stessa attività cerebrale-emozionale.
Tutto ciò rappresenta al tempo stesso un superamento della psicosomatica tradizionale ed una conferma della sua intuizione circa l’influenza della mente-cervello sul resto del corpo conferendo basi biologiche a questa relazione.
Come possiamo difenderci dallo stress:
Meditazione
Sono comparsi studi su riviste scientifiche classiche che dimostrano che sotto meditazione il cervello compie cambiamenti rilevanti producendo endorfine e altri neurotrasmettitori, riduzione del cortisolo, aumento della melatonina, riduzione della noradrenalina, aumento della serotonina, si verifica inoltre un rapido ripristino dei valori base del cortisolo circolante nel sangue e una deviazione del flusso sanguigno al cuore ed al cervello: le persone che fanno meditazione sviluppano una capacità di gestire il sistema dello stress molto più elevata degli altri.
Alcune assicurazioni mediche americane hanno svolto degli studi sui meditanti: negli USA c’è una grande università, la Marish International University, in cui tutti gli iscritti e i docenti, oltre a seguire i normali corsi, praticano la meditazione. Le assicurazioni hanno studiato il personale di questa università confrontandolo col personale di un’università simile nello stesso luogo ed hanno verificato che i primi riducevano il tempo di ricovero ospedaliero del 50% e nelle patologie cardiovascolari si è accertata una riduzione della mortalità fantastica, tra il 70% e l’80%.
La fonte di questa ricerca è al di là di ogni sospetto: le assicurazioni non avevano nessun interesse a manipolare i dati.
Attività fisica
Maggiore produzione di serotonina
Maggiore produzione di endorfine
Influenza sul sistema immunitario
Controllo cortisolemia e glicemia
Cibo
E’ un grandissimo modulatore: capacità di incidere sulla sintesi dei neurotrasmettitori, capacità di modulare l’energia, soprattutto la cosiddetta energia centrale, quella cerebrale, capacità di mantenere solido il SNC.
Rimedi elettivi
Fitoterapia:
- Hypericum perforatum
- Griffonia simplicifolia Baill
- Passiflora incarnata
- Piper methysticum Forster – Kawa Kawa
- Valeriana officinalis
- Alga Klamath
- Spirulina
- Ficus carica
- Panax ginseng
- Eleutherococcus senticosus
Nutrizione ortomolecolare:
- Magnesio
- Vitamina B6
- Vitamina B8
- Vitamina B9
- Vitamina B12
- Fermenti lattici
- Probiotici
Oligoelementi:
- Manganese-Cobalto
- Litio
(in work)
Meditazione
Sono comparsi studi su riviste scientifiche classiche che dimostrano che sotto meditazione il cervello compie cambiamenti rilevanti producendo endorfine e altri neurotrasmettitori, riduzione del cortisolo, aumento della melatonina, riduzione della noradrenalina, aumento della serotonina, si verifica inoltre un rapido ripristino dei valori base del cortisolo circolante nel sangue e una deviazione del flusso sanguigno al cuore ed al cervello: le persone che fanno meditazione sviluppano una capacità di gestire il sistema dello stress molto più elevata degli altri.
Alcune assicurazioni mediche americane hanno svolto degli studi sui meditanti: negli USA c’è una grande università, la Marish International University, in cui tutti gli iscritti e i docenti, oltre a seguire i normali corsi, praticano la meditazione. Le assicurazioni hanno studiato il personale di questa università confrontandolo col personale di un’università simile nello stesso luogo ed hanno verificato che i primi riducevano il tempo di ricovero ospedaliero del 50% e nelle patologie cardiovascolari si è accertata una riduzione della mortalità fantastica, tra il 70% e l’80%.
La fonte di questa ricerca è al di là di ogni sospetto: le assicurazioni non avevano nessun interesse a manipolare i dati.
…
Maggiore produzione di serotonina
Maggiore produzione di endorfine
Influenza sul sistema immunitario
Controllo cortisolemia e glicemia